Vino biologico, che cos’è e cosa significa

Cresce la nostra voglia di cose naturali, la passione per la ricerca di prodotti genuini e rispettosi dell’ambiente, capaci di valorizzare il territorio e, soprattutto, di tutelare la nostra salute. È sempre più importante conoscere che cosa scegliamo, che cosa mangiamo, sapere da dove proviene e chi lo ha portato sino a noi. È fondamentale prendere coscienza di tutte queste cose: siamo ciò che mangiamo… e beviamo!

Il nostro benessere nasce da qui, da questa consapevolezza un tempo forse superflua, oggi essenziale per scrivere insieme un futuro sostenibile, più a misura d’uomo. 

Ecco perché abbiamo deciso di produrre vino biologico. Naturale risultato non soltanto del lavoro degli anni precedenti in vigna, ma della filosofia che guida l’intera azienda, questo importante traguardo è il sigillo che finalmente consacra la straordinaria qualità dei frutti di questo generoso territorio. Dalla riserva faunistico-venatoria, all’agricoltura, alla ristorazione, Torre a Cenaia persegue la valorizzazione dell’antica tradizione vitivinicola di queste “Terre di Pisa” sempre più d’eccellenza.

La preziosa collaborazione dell’enologa Graziana Grassini, orgoglio del vino italiano, ci ha permesso di raggiungere risultati che, anni addietro, in molti avrebbero giurato impossibili: la pianura pisana non soltanto ha espresso le sue grandissime potenzialità “nel bicchiere”, intuite con lungimiranza dalle famiglie Terzi Coppini più di un lustro fa, quando acquistarono questa grande Tenuta, ma dimostra adesso di non temere le scommesse del futuro, consentendo un’ottima conduzione dei vigneti con il metodo biologico.
Ma cerchiamo di capire meglio che cosa rappresenta questa – per noi – piccola-grande rivoluzione.

 

Che cosa vuol dire coltivare con metodo biologico?

Si tratta di un metodo di coltivazione naturale che, grazie a una programmazione scrupolosa del vigneto, riesce a fare a meno della chimica, nel pieno rispetto del vitigno e del territorio. Si evitano così le “forzature” operate tradizionalmente con fertilizzanti chimici e antiparassitari sistemici, cioè quei prodotti fitosanitari di sintesi, i cui principi attivi vengono assorbiti dalle radici e dalle foglie, e messi così in circolo per essere distribuiti in tutte le componenti della pianta, compresi i frutti. I trattamenti chimici rappresentano una “scorciatoia” in grado di stimolare più velocemente la produzione quantitativa della pianta a discapito della qualità e, altrettanto velocemente, impoveriscono il terreno rompendo il rapporto tra questo, la pianta e il clima, ovvero compromettendo l’ecosistema naturale del vigneto. Un ecosistema sano ed equilibrato, garantito dalla conduzione biologica del terreno e della vigna, è il presupposto necessario allo sviluppo di una pianta forte, in grado di produrre uve sane, ricche e mediatrici dei sentori tipici del terroir, ovvero le uniche veramente caratteristiche, e caratterizzanti, di un territorio.

 

Che cosa significa vino biologico?

Il vino biologico è il frutto di questo metodo di lavoro in vigna e in cantina, ovvero è un vino la cui produzione segue regole ben precise, stabilite dal Regolamento CE 203/2012. Come abbiamo detto, sono banditi tutti gli antiparassitari e i concimi chimici di sintesi.

Come si può allora procedere alla fertilizzazione e alla difesa delle piante da funghi e parassiti?
Con concimi organici e attraverso il rinforzo preventivo delle difese immunitarie delle piante, ad esempio tramite concimazioni mirate ed equilibrate, e utilizzando antiparassitari di origine naturale quali il rame, lo zolfo e principi attivi ottenuti da altre piante, oppure impiegando la lotta biologica, come l’uso di coccinelle e altri insetti antagonisti dei più comuni parassiti.

In cantina, si procede allo stesso modo, ovvero escludendo nel processo di vinificazione i prodotti chimici di sintesi. La lista dei prodotti enologici e dei processi autorizzati è consultabile qui, nell’allegato VIII bis del Regolamento CE 203/2012: in particolare, si è stabilito un limite massimo nell’uso dei solfiti, ovvero dell’anidride solforosa totale, a 100 mg/L per i vini rosso secchi e a 150 mg/L per i vini bianchi secchi.
Tutto questo è sancito e riconosciuto dalla certificazione di conformità a opera di un ente certificatore riconosciuto dal MIPAAF. Chi controlla e certifica Torre a Cenaia? Ecco qui.

 

I solfiti nei vini biologici

Una precisazione è d’obbligo su questo aspetto. La soglia oggi riconosciuta come limite massimo dell’anidride solforosa totale per il vino biologico dall’Unione Europea, infatti, è il risultato di un lungo e complesso dibattito tra i vari paesi membri; fuori dall’Europa le soglie cambiano, per questo si raccomanda la massima attenzione e si rimanda ai regolamenti dei singoli paesi.
Spesso si tende a pensare che il vino biologico non sia “naturale” tanto quanto il biodinamico o, appunto, i “vini naturali” poiché contempla una piccola soglia di solfiti aggiunti, credendo erroneamente che queste altre tipologie più “green” di vino non ne contengano affatto.
E’ un errore crederlo, perché il vino contiene naturalmente solfiti, che si sviluppano durante i naturali processi di fermentazione: è proprio grazie a queste sostanze che, fin dall’antichità, è stato possibile vinificare. Solfiti endogeni, ovvero prodotti “dall’interno”, sono quindi presenti anche nei vini a cui non è stata aggiunta anidride solforosa, da sempre utilizzata in enologia per le sue importanti azioni antiossidanti, conservanti e antisettiche, indispensabili alla salute e alla qualità del vino.

 

Per chi beve, qual è la differenza tra vino tradizionale e vino biologico?

Come si deduce facilmente da quello che abbiamo appena visto, la differenza principale è che i vini biologici non contengono sostanze chimiche di sintesi e, proprio per questo, rispetto ai vini tradizionali hanno un indiscutibile valore aggiunto: tutelano la salute dell’ambiente e rispettano quella del consumatore.
In più ai vini tradizionali, apportano importanti sostanze utili al buon funzionamento del nostro organismo: uno su tutti, il resveratolo. Si tratta di una molecola – una fitoalessina – prodotta autonomamente dalla vite per proteggere l’acino dagli attacchi di batteri e funghi. A questo composto sono attribuite importanti proprietà antitumorali, antinfiammatorie e di fluidificazione del sangue, capaci di prevenire l’insorgere di trombosi.
Non solo. Il resveratolo sembra essere il principale responsabile dei benefici del cosiddetto “paradosso francese”, ovvero di quel singolare fenomeno osservato e studiato scientificamente in Francia Meridionale. Si è notato come gli abitanti di quell’area del Paese, caratterizzati da abitudini alimentari simili a quelle di alcune regioni degli Stati Uniti, cioè da una dieta ricca di colesterolo, siano assai meno soggetti a malattie cardiovascolari rispetto ai “cugini” di oltre oceano. Si pensa che sia proprio il più alto consumo di vino pro capite a giovare ai francesi e, in particolare, l’assunzione di una percentuale ben più alta di resveratolo contenuto nel vino.

Oltre a questa molecola, il vino biologico conserva anche altre fitoalessine naturali, che contribuiscono alla rimozione dei depositi atereosclerotici, apportando un piccolo ulteriore beneficio alla prevenzione delle patologie cardiovascolari.

Naturalmente, Pitti

E così, dalla vendemmia 2017, possiamo finalmente offrirti i nostri vini biologici.
Iniziamo con il vino biologico che, per ovvi motivi chimico-fisici, per primo conclude il suo naturale processo di vinificazione: il Pitti Rosato 2017. A seguire, nel giro di poche settimane, potremo offrirti tutta la nostra gamma di vini Pitti biologici e, quando l’annata 2017 concluderà il suo percorso di affinamento, anche il Cenaja Vermentino e i nostri più celebri rossi, il Torre del Vajo e il Per Non Dormire.

Ti aspettiamo in cantina per degustare insieme questa nostra piccola-grande rivoluzione!
Il Pitti Rosato 2017 Biologico è disponibile al nostro punto vendita e online.

Author: Gabriele Panigada

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