C’era una volta… la cucina tradizionale contadina toscana

Siete pronti per un viaggio alla riscoperta dei sapori della più antica tradizione contadina toscana?

Al Birrificio Agricolo Artigianale J63 il mercoledì sera è J63 ONCE UPON A TIME. Oltre al consueto menù alla carta pizze comprese, ogni mercoledì verrà proposto un menù speciale a 15 euro, composto da antipasto e da un piatto unico preparato secondo la più antica e verace tradizione contadina toscana.

Lo Chef Andrea andrà ogni settimana a caccia dei piatti più tipici della nostra regione, per un emozionante e gustoso viaggio indietro nel tempo nella splendida terra di Toscana. La filosofia del Birrificio J63 e della stessa Tenuta Agricola Torre a Cenaia che lo ospita è proprio questa: riscoprire la bellezza del proprio territorio partendo dalle origini contadine.

Come affermava Senofane, dalla terra tutto deriva… Dalla nostra terra, ne siamo certi, derivano il piacere della buona tavola e la gioia di condividerlo!

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Il Menù J63 ONCE UPON A TIME di Mercoledì 8 giugno è così composto:

Tagliere misto di salumi e formaggi Pitti

Con Prosciutto Crudo DOP, Salame, Rigatino, Capocollo, Mortadella, Soppressata, Salsiccia di cinghiale, Pecorino fresco bio, Pecorino semi stagionato Balze Volterrane DOP bio, Pecorino stagionato bio

Scottiglia preparata con carni di suino, manzo e pollo

Accompagnata da polenta

Dessert: Antica Torta del Birraio, + 3 euro a testa

Bevande: una Birra Agricola J63, oppure un calice di vino alla mescita, oppure una bibita

Menù J63 ONCE UPON A TIME: € 15

Con dessert: € 18

Che cos’è la scottiglia?

La scottiglia è un piatto a base di pane raffermo e di un misto di vitello, maiale e carni bianche. Si presenta come una tipica zuppa toscana di carni miste: il colore è rosso scuro, il sapore forte e strutturato e il profumo ricco e invitante.

Già noto in epoca medievale, è tipico di un po’ tutta la toscana ma si pensa che le origini primigenie siano da ricercarsi nel senese, addirittura in epoca etrusca. Nei secoli scorsi, veniva preparato in giorni speciali, in particolare quando il fattore faceva visita ai mezzadri. Poiché occorreva fare bella figura e accogliere il “padrone” con i giusti onori, “si tirava il collo al gallo” e si preparava un gustoso sugo da colare su fette di pane raffermo. Chi poteva vi univa anche carne di maiale e di manzo, soprattutto gli avanzi e i tagli meno pregiati, ma nel passato questo era un lusso che in pochi potevano permettersi. Piatto prelibato e nutriente, era gettonato anche tra i boscaioli, che lo portavano con sé nel bosco all’interno del “caldaino”. All’ora di pranzo accendevano il fuoco, scaldavano il contenitore e versavano questa succulenta zuppa di carne sul pane.

Si pensa che il nome scottiglia derivi dal fatto che sia preparato con “carni scotte” cioè ricotte, ovvero cotte più volte: in questo modo si potevano infatti riciclare carni già passate sul fuoco oppure tagli di scarto e avanzi come le frattaglie. Si dice infatti che più siano varie e “povere” le carni usate per prepararla, più la scottiglia sia buona.

Proprio per essere un mix assai anarchico di carni, è stata spesso associato al cacciucco, celebre piatto livornese preparato con gli “scarti” del pescato. Per questo motivo la scottiglia è anche detta “cacciucco di terra” o “cacciucco di carne”.

Nel grossetano, a Pescina, una frazione di Seggiano, il 10 agosto si tiene la Sagra della Scottiglia: proprio come il San Lorenzo, la scottiglia è infatti il piatto “scottato” per eccellenza!

scottiglia

Author: Gabriele Panigada

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