Primavera alla spina, ovvero quali birre primaverili?

Dalle 11:29 di oggi, lunedì 20 marzo 2017, siamo entrati in Primavera. E’ un giorno speciale questo, uno dei soli due giorni dell’anno in cui le ore di luce hanno la stessa durata di quelle di buio: ci troviamo infatti all’equinozio, termine che deriva dal latino aequus “uguale” e nox “notte” e significa appunto “giorno che dura quanto la notte”.

Questo fenomeno accade soltanto due volte all’anno perché la Terra gira su se stessa in modo non perpendicolare al piano di rivoluzione, ovvero al modo in cui gira intorno al Sole. Nell’attimo dell’equinozio, invece, nel suo moto oscillante l’asse di rotazione della Terra si trova a essere perfettamente perpendicolare ai raggi del Sole, ed è per questo che il giorno e la notte hanno uguale durata in tutti i punti del pianeta – o perlomeno dove il Sole supera l’orizzonte. Se ci trovassimo all’equatore, oggi a mezzogiorno vedremmo il Sole perfettamente a picco sulla nostra testa ed emetteremmo l’ombra più piccola in assoluto.

Già nelle settimane precedenti il clima ha iniziato a farsi più mite, le piante hanno dato segni più evidenti del loro risveglio regalandoci le prime fioriture, gli uccellini sono tornati a cinguettare chiassosi e anche i più mattinieri si sono svegliati con la luce del primo Sole… insomma, possiamo dirlo, siamo proprio in Primavera.

Con l’alzarsi progressivo delle temperature è venuto il momento di rinnovare anche il nostro consumo di birra. Cominciamo a richiedere stili meno “impegnativi”, con contenuto alcolico più basso: se pure nelle serate frizzantine si apprezzano ancora volentieri le torbide stout o le bock più coriacee, di giorno sono pochi i temerari che si avventurano sulle strade delle alte gradazioni.

Soprattutto in vista dei prossimi mesi, vediamo dunque che cosa ci suggerisce la stagione alla spina del nostro bancone. Parola d’ordine: freschezza, e drinkability, termine che in italiano traduciamo spesso in “bevibilità” a indicare la facilità di beva, un certo “disimpegno” a livello gustativo… e digestivo. Premessa necessaria: i consigli che seguono sono frutto di un parere soggettivo, ognuno di voi saprà certamente quale genere gli è più affine e – a quanto ne sappiamo – non è ancora vietato bersi una bella pinta di dubbel sotto la canicola d’agosto (noi lo abbiamo fatto e… ecco, non ce la sentiamo di consigliarlo spassionatamente).

Dunque, siete pronti a fare il cambio di stagione in frigorifero? Ecco che cosa vi suggeriamo dalle spine del Birrificio Agricolo Artigianale J63!

 

JPils

Sentori di erba tagliata come quella che il vostro tosaerba sputerà fuori dalle lame ogni weekend – temperature più miti e frequenti pioggerelline vi costringeranno a tenere a bada il prato sempre più spesso – note di malto e di miele d’acacia. Senza dubbio la JPils strizza l’occhio alla primavera e ben si addice alle giornate di sole di questa stagione. Nata nella città di Plzeň in Boemia, questa celebre tipologia di lager si contraddistingue per una presenza marcata del luppolo, in particolare del Saaz, che le conferisce un grado maggiore di amaro e una “secchezza” che la rende ottima per i primi caldi, ed è un piacere gustarsela a pranzo o nel bel mezzo di un pomeriggio di sole. Grazie al suo basso contenuto alcolico, è l’ideale per una pausa dissetante che non impegna.

JBlanche

Più estiva che primaverile, già da aprile-maggio una bella Blanche belga non potrà mancare nei vostri frigoriferi. Dalla bassa gradazione alcolica, dissetante e dotata di una certa leggiadria, si caratterizza per essere brassificata con frumento e spezie, che la rendono particolarmente adatta alla bella stagione. In cottura si aggiungono scorza d’arancia amara e coriandolo: elementi che, insieme all’acidità dovuta al frumento crudo e alla notevole carbonazione, la rendono particolarmente beverina e amata da un vasto pubblico femminile e da neofiti della birra artigianale. La sua leggerezza non compromette infatti l’espressività, e la JBlanche, come ogni birra bianca belga che si rispetti, esprime ricchi sentori fruttati che ne aumentano la sensazione di freschezza.

 

JIPA

IPA sì, ma con luppolatura da Pacific, che si traduce in un ammaliante tripudio di aromi tropicali. Con una gradazione alcolica lievemente superiore alle precedenti, può essere considerata una birra più “primaverile” delle altre (anche se, a essere onesti, chi scrive la berrebbe in qualsiasi momento di qualsiasi giorno dell’anno). Il corpo pieno ma delicato e il deciso amaro tipico delle IPA rappresentano un buon compromesso per il palato tra il “peso” delle birre più adatte alla stagione invernale e quelle votate alla “leggerezza” dell’estate. Una birra dissetante e fresca ma dal caratterino tutto pepe, come quello di una giornata d’aprile – di quelle che ti spara nel giro di poche ore un temporale da manuale e un solleone da canottiera e infradito. L’origine di questo genere di birra arriva da lontano, dai mercantili inglesi diretti alle Indie: nata come birra “da viaggio”, saprà traghettarvi con il giusto mood dalla brutta alla bella stagione in pochissimi sorsi.

(NdR: Consigliamo di chiudere gli occhi quando ne inspirerete il primo assaggio: vi ritroverete improvvisamente a poltrire sotto una palma circondati da un mare cristallino a circa 25-30°C… non dimenticate il costume!)

Ok, adesso che sapete come affrontare al meglio l’arrivo del primo vero sole, non vi resta che procedere al cambio di stagione; dateci dentro.

Salute!

Author: Gabriele Panigada

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